lunedì 25 marzo 2013

ATRANI...

Domenica 24 Marzo in occasione delle giornate del FAI, siamo stati ad Atrani il secondo più piccolo comune d'Italia per estensione e perla della nostra costiera. Stretta tra il monte Civita ad est ed il monte Aureo ad ovest, Atrani si estende lungo la valle del fiume Dragone, cosiddetto per  la leggenda che vuole un terribile drago sputa fuoco, nascosto in quei luoghi.

 
Rapiti dalla bellezza dei suoi vicoletti e scale strette che salgono ripide fino al monte Aureo, passando tra case sovrapposte che nascondono archi, bifore e cappelle votive... in questo luogo il tempo sembra essersi fermato e l'odore della biancheria stesa ad asciugare ci porta alla realtà di un paese vivo


 
 
 
La prima chiesa che ci siamo prefissi di visitare è quella di S.Maria del  Bando posta a 1500 gradini dalla piazza

 
Edificata nel X secolo in cima al monte Aureo, fu sottoposta a restauri tra il XII ed il  XIII secolo, presenta motivi decorativi tipici di quell'epoca. La chiesa è ad aula unica con una piccola sagrestia, il pavimento messo in opera nel XIX secolo, è in maioliche quadrate a motivi geometrici, proveniente dalla collegiata di Santa Maria Maddalena (la chiesa maggiore di Atrani, presenta cupole maiolicate e visibile dalla statale che attraversa il paese) . La chiesa è chiamata così perché la leggenda tramanda che la Vergine, concesse la grazia ad un uomo bandito ingiustamente e condannato all'impiccagione. L'episodio è ritratto nell'affresco quattrocentesco posto sull'altare, dove sono raffigurati la Madonna col Bambino e sul lato sinistro, un uomo in procinto di essere impiccato. Secondo un'altra versione, il nome deriva dal fatto che da quell'alta rupe, grazie ad un'acustica particolare, venivano banditi al popolo i nomi degli eletti al ducato. All'interno dell'edificio è conservata un'urna cineraria di marmo bianco, risalente agli anni della dinastia Giulio–Claudia e appartenuta ad un liberto di Claudio o di Nerone. L'epigrafe dell'urna testimonia l'affrancamento che un liberto imperiale concedeva ad una donna che, di conseguenza, assumeva il gentilizio della casa regnante divenendo, spesso, moglie del suo padrone (usanza particolarmente frequente nel periodo tra Augusto e Marco Aurelio)

                                
 
La seconda chiesa invece la s'incontra proprio in pizza ed'è quella di San Salvatore dè Birecto
 
Costruita nel X secolo la chiesa ha pianta quadrata con pronao antistante ed è suddivisa in tre navate con volte a botte. In origine era orientata ad ovest (con ingresso in Via Arte della Lana). In epoca barocca venne realizzata l'attuale facciata con l'orologio, la scalinata e l'atrio. Al tempo della Repubblica di Amalfi la chiesa era la cappella palatina dove venivano incoronati i suchi e dove si depositavano le loro ceneri. Le testimonianze più antiche sono: una pietra tombale del XIV secolo raffigurante la nobil dama atranese Filippa Napolitano; una lastra marmorea del XII secolo raffigurante due pavoni con arpie, il pavone sacro a Giunone, era venerato da molti popoli orientali: in quanto simbolo della vanità e dell'orgoglio, ben rappresentava le qualità preponderanti nei nobili di Amalfi; era però anche simbolo di resurrezione. Le porte di bronzo, realizzate nel 1087, donate alla chiesa dal nobile atranese Pantaleone Viarecta, lo stesso che aveva inviato vent'anni prima la porta del Duomo amalfitano, suddivise in formelle di pregevole valore artistico, contengono l'effigie di Cristo, quella della Madonna e di alcuni Santi. Attualmente sono custodite presso la chiesa di Santa Maria Maddalena.
 




 
 



 
 E per finire in bellezza uno scorcio del mare di "scirocco" e della spiaggia di Atrani
 
 
 
 


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